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Seconda Domenica di Quaresima

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Questo è il Figlio mio l'amato: ascoltatelo (Mc 9,7)

28 febbraio 2021 - Seconda Domenica di Quaresima

Gen 22,1-2.9.10-13.15-18  / Sal 115 / Rm 8,31-34 / Mc 9,2-10

Commento Video al Vangelo della Domenica (a cura della Diocesi di Vicenza)

 

Solo nella preghiera possiamo tendere a Cristo e cominciare a conoscerlo..

La trasfigurazione occupava un posto importante nella vita e nell’insegnamento della Chiesa primitiva. Ne sono testimonianze le narrazioni dettagliate dei Vangeli e il riferimento presente nella seconda lettera di Pietro (2Pt 1,16-18). Per i tre apostoli il velo era caduto: essi stessi avevano visto ed udito. Proprio questi tre apostoli sarebbero stati, più tardi, al Getsemani, testimoni della sofferenza di nostro Signore. L’Incarnazione è al centro della dottrina cristiana. Possono esserci molti modi di rispondere a Gesù, ma per la Chiesa uno solo è accettabile. Gesù è il Figlio Unigenito del Padre, Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero. La vita cristiana è una contemplazione continua di Gesù Cristo. Nessuna saggezza umana, nessun sapere possono penetrare il mistero della rivelazione. Solo nella preghiera possiamo tendere a Cristo e cominciare a conoscerlo. “È bello per noi stare qui”, esclama Pietro, il quale “non sapeva infatti che cosa dire, poiché erano stati presi dallo spavento”. La fede pone a tacere la paura, soprattutto la paura di aprire la nostra vita a Cristo, senza condizioni. Tale paura, che nasce spesso dall’eccessivo attaccamento ai beni temporali e dall’ambizione, può impedirci di sentire la voce di Cristo che ci è trasmessa nella Chiesa.

Nel deserto, fare della tentazione una nostalgia

(di Sergio di Benedetto)

Proviamo ad abitare il deserto, senza fughe, facendo della tentazione un’occasione per rileggere i nostri desideri, le nostre nostalgie più vere, perché, come ci ricorda Caproni, «tutti riceviamo un dono», che va continuamente riscoperto.

Sentiamo particolarmente vicino a noi il racconto, essenziale, di Gesù nel deserto, esposto alle tentazioni. In fondo, da un anno viviamo nel deserto di molte cose, sottoposti a fatiche, dubbi, tentazioni, pensieri che distolgono dal chi siamo, dal chi vogliamo essere, da come vorremmo vivere i giorni, magari nel timore di perdere la fede. Certezze venute meno, volti scomparsi, situazioni che ci hanno messo alla prova, delusioni e smarrimenti sembrano trapuntare troppe storie personali.
Fa bene allora sentire, in questo momento, che anche Gesù è stato tentato, è stato messo alla prova. Fa bene sentire che anche Gesù ha attraversato il deserto, per un tempo lungo, e che lì ha abitato. Alla fuga, Gesù preferisce la permanenza; alle scorciatoie, Gesù preferisce il sentiero della costanza.
Ci consola tutto ciò, in qualche modo, e forse ci spinge, o ci aiuta: perché stare nei deserti delle nostre vite è difficile e, quasi sempre, costa molto.
Ma possiamo avere anche un altro sguardo e, quindi, un altro modo di viverli, questi deserti dei giorni: poiché il Vangelo ci dice che è possibile rimanere nel deserto sotto la guida dello Spirito. È qui, credo, la chiave di volta: possiamo subire il deserto, o possiamo abitarlo; possiamo fuggirlo, o possiamo farne dimora.
E quando tutto attorno noi è ridotto all’essenziale, quando tanto di quello su cui confidavamo viene meno, quando il tempo del deserto sembra non finire mai, quando la speranza diventa più un grido e un esercizio di volontà, allora in quei momenti possiamo anche sforzarci, se possibile, di leggere diversamente le tentazioni che sentiamo: esse, infatti, possono essere buche nella sabbia, vischio che ci lega sempre più, oppure possono essere segnali di altro, ossia nostalgia di quei desideri più veri, profondi e umani che resistono, là nel profondo, e che il deserto rivela con forza e tenacia.
Se il deserto è custodito dallo Spirito, la tentazione può diventare nostalgia di ciò che vibra in noi, di ciò che costituisce la nostra più intima essenza.
Se decidiamo di stare nel deserto, facendo affidamento non solo su di noi, ma sullo Spirito, allora possiamo cogliere i segnali di qualcosa che scorre ancora dentro di noi, di qualche brace non ancora soffocata del tutto, che sa rivelarci, ancora una volta, chi siamo.[...]
Tutti riceviamo un dono, che poi dimentichiamo, soffocato da mille altre tensioni, bramosie, incertezze, disordini, egoismi, confusioni. Ma quel dono non è morto: lo abbiamo ricevuto.
Il deserto può essere tragedia, oppure può essere occasione per fare spazio alla «spina della nostalgia», così seguendo quel desiderio intimo che abbiamo sepolto, ma che è quanto di più nostro abbiamo: chi siamo, chi desideriamo essere, con chi vogliamo essere, cosa credere.
Abitare il deserto, trasformando la tentazione in eco di nostalgia verso un dono smarrito: che sia questo l’augurio per i quaranta giorni che attraverseremo.

La Parola di Dio in Quaresima

L’invito è rivolto a coloro che vogliono vivere più intensamente il periodo della Quaresima, avvicinarsi alla Parola, capirne il contesto e andare alla radice della nostra fede. Attraverso la lettura e il commento delle Sacre scritture, cercheremo di comprenderne il significato per vivere la messa della domenica con maggiore partecipazione.
Gli incontri sono aperti a tutti.


- San Pio X, ore 20.30 Salone del Centro parrocchiale
martedì 16 febbraio-23 febbraio-2 marzo-9 marzo-16 marzo-23 marzo

- Madonna della Pace, ore 20.30 Centro comunitario
giovedì 18  febbraio-25 febbraio-4 marzo-11 marzo-18 e 25 marzo

 

IMPEGNI e INIZIATIVE DELLA DIOCESI E DELL'UNITA' PASTORALE

Nel mese di marzo, vista la nuova istallazione della fibra ottica, il numero telefonico della canonica dell’Unità Pastorale verrà sostituito: il nuovo numero telefonico sarà 0444-211498 (che potete trovare anche nel riquadro in cartoncino del calendario 2021 dell’Unità pastorale)

 

IMPEGNI E INIZIATIVE DELL'UNITA' PASTORALE

In questi giorni è mancato don Gilberto Scapolo parroco di Madonna della Pace dal 1981 al 1997.
Siamo riconoscenti a Dio della sua presenza e del suo servizio fedele alla comunità di Madonna della Pace e alla Diocesi tutta.
Accompagneremo don Gilberto con il santo Rosario domenica 28 febbraio alle ore 18.30 in chiesa a Madonna della Pace.
La liturgia delle esequie sarà celebrata in Cattedrale lunedì 1 marzo alle ore 10.30. Presiede il vescovo Beniamino.

 

Gruppo San Vincenzo di Madonna della Pace
I volontari ringraziano tutte le persone che settimanalmente portano cibo per le persone e le famiglie bisognose della comunità.

 

Lunedì 1° marzo
20.30 Incontro catechiste dell’unità pastorale, interessate in quest’anno catechistico, nella preparazione della Festa del Perdono (online)

 

La Parola di Dio in Quaresima.
L’invito è rivolto a coloro che vogliono vivere più intensamente il periodo della Quaresima, avvicinarsi alla Parola, capirne il contesto e andare alla radice della nostra fede. Attraverso la lettura e il commento delle Sacre scritture, cercheremo di comprenderne il significato per vivere la messa della domenica con maggiore partecipazione.

Gli incontri sono aperti a tutti.
- San Pio X, ore 20.30 Salone del Centro parrocchiale
martedì 16 febbraio-23 febbraio-2 marzo-9 marzo-16 marzo-23 marzo

- Madonna della Pace, ore 20.30 Centro comunitario
giovedì 18  febbraio-25 febbraio-4 marzo-11 marzo-18 e 25 marzo

 

Quaresima, per vivere

(di Enrico Parazzoli)

La Quaresima non ci chiede di indossare maschere da penitenti contriti, ma ci chiede serena pazienza ed esercizio di libertà.

Il tempo della vita cristiana si affaccia – nello scorrere così incerto e quasi sbilenco della nostra storia odierna – sui quaranta giorni della Quaresima.
E subito mi torna alla mente lo stesso periodo dello scorso anno: bloccati dentro una bolla di realtà inconcepibile fatta di strade deserte, code al supermercato, sirene di ambulanze, chiese svuotate, uomini e donne alle prese con il confinamento, la paura, la malattia e la morte inattesa. Ripenso alla Pasqua che abbiamo tentato di vivere con un senso di fatica e stanchezza. Conto le settimane e i mesi che abbiamo attraversato, senza avere ben chiaro in che modo potremo riprendere fiato e giungere a una mèta (che non è semplicemente la soluzione dei problemi attuali, o il vaccino, o un futuro che duplica il passato).
Papa Francesco ha scritto che “la Quaresima giunge a noi come tempo provvidenziale per cambiare rotta, per recuperare la capacità di reagire di fronte alla realtà del male che sempre ci sfida”. Abbiamo (forse) compreso che quanto abbiamo vissuto – e stiamo ancora vivendo – non produce automaticamente una rigenerazione morale di persone, popoli e civiltà. La forma e la qualità del futuro non potranno che dipendere da noi, dalle lezioni etiche che sapremo trarre da questa vicenda, dalle conseguenti scelte pratiche, illuminate o meno, che sapremo compiere di qui al prossimo futuro. Dal trauma della pandemia usciremo facendo comunità – poiché la comunità è sempre un ‘fare’ dinamico e mai uno stato di fatto – e cambiando i nostri rapporti con il mondo. Non credo che si debba dunque indossare una maschera (un’altra…) di convenienza religiosa, interpretando la parte dei penitenti; nessuno ci chiede di assumere uno stile contrito e sottotono, per soddisfare l’apparenza di recitare la parte dei buoni, o per obbligarci a gesti e parole che non coltiviamo nell’intimo. La Quaresima non è un grande eroismo o una grande simulazione. Piuttosto è una grande e serena pazienza: la pazienza di chi si ricorda che occorre seminare per poter raccogliere i frutti. La pazienza di chi non obbliga Dio a essere ciò che non è – garante dei nostri bisogni – ma Lo intravede nel segno dell’umano che si riconosce generato, voluto, amato. Che si riscopre figlio. Che si affida. «Corriamo con perseveranza la gara che ci è proposta, fissando lo sguardo su Gesù, colui che crea la fede e la rende perfetta. Per la gioia che gli era posta dinanzi egli sopportò la croce» (Eb 12,1-2). La Quaresima per il discepolo è esercizio di libertà, di gioia, di autenticità: perché la ‘corsa’ della vita non sia vana. La Quaresima è allenamento dell’intelligenza che cerca la verità, immersione in quella compassione che non considera l’altro un estraneo. È ascolto di una Parola che risuona al centro di noi stessi, che ci chiama, che ci precede; è silenzio che invoca e interroga nella preghiera, quella dei poveri che non hanno pretese. È disponibilità a condividere, rinuncia a sentirsi al sicuro perché si accumula; è ricerca di nutrimenti che non appesantiscano l’esistenza ma la rendano viva, resiliente, feconda, generativa. Prepararci alla Pasqua diviene un appello a vivere, ad alzare lo sguardo, a ritrovare la densità della nostra esistenza; coinvolge la mente, gli affetti, la nostra anima e i nostri corpi. “È il miracolo della vita, della nostra vita, che così – quando sogna di essere salvata tutta e fino in fondo – ha sempre sognato di essere salvata: come cioè è, si scopre in presenza di se stessa come viva coscienza presente a sé nella sua carne, vivente spirito incarnato. La carezza di una parola può essere data anche in lontananza, affidata alla scrittura o a un segnale comunque differito, così come il senso di uno sguardo. Ma la parola di una carezza può essere data solo in presenza. Nel vivo contatto di una mano. E ognuno che ha dato almeno una volta un bacio, sa come l’anima esce da sé per incontrarne un’altra. Paradossalmente è proprio il corpo che muore il vero argine all’umano non ‘telematico’, il pegno del corpo vivo di spirito che siamo.”

(E. Mazzarella, Dopo la pandemia: due riflessioni, in: Pandemia e resilienza, Ed. CNR 2020).

 

Un Pane per Amor di Dio Unità pastorale

Come Unità Pastorale quest’anno devolveremo le nostre offerte di Quaresima  per sostenere il Mozambico dove recentemente un nuovo ciclone, una tremenda calamità naturale, ha distrutto buona parte del paese tra colture e abitazioni; lì operano due preti diocesani vicentini (don Maurizio Bolzon e don Davide Vivian) e un prete della diocesi di Adria-Rovigo (don Giuseppe Mazzocco). È una missione nata qualche anno fa in Mozambico in sinergia tra le due diocesi venete: Vicenza ed Adria-Rovigo.

Durante la celebrazioni delle Ceneri di mercoledì 17 febbraio verranno distribuite le cassettine perché ciascuno possa depositare il frutto della propria generosità. Le cassettine verranno raccolte alle Messe della domenica delle Palme.

Il cuore dell'Uomo...

(di Enzo Bianchi)

Il cuore dell’uomo è complicato e malato; chi può conoscerlo? (Ger 17,9).
Il profeta Geremia riconosce che il cuore dell’uomo è complicato e malato, ma non dice che è sempre segnato dal peccato. Questo essere complicato e malato può dipendere non sempre dal peccato personale, ma dalle conseguenze del peccato, dalla trasmissione del peccato stesso. Complicazione e malattia precedono la nostra venuta al mondo, possono essere presenti nelle generazioni precedenti, determinano il desiderio e la parola che hanno circondato la nostra esistenza anche prima della nascita. Se si giudicano complicazione e malattia come conseguenze del peccato, questo significa che sappiamo distinguere tra il peccato che implica la nostra responsabilità personale diretta e le conseguenze del peccato imputabile ad altri.
Geremia ci invita così a riconoscere che nei comportamenti complicati, incomprensibili o riprovevoli non c’è solo il peccato. Le teorie dell’inconscio lo confermano, ma già la rivelazione biblica afferma che c’è nell’uomo dell’involontario, un involontario che fa soffrire gli altri o il soggetto stesso. Il male commesso non sempre è volontario: resta male, fa soffrire, ma non sempre è imputabile al soggetto, non sempre dipende dalla sua responsabilità. Complessità e malattia non sono necessariamente dell’ordine del peccato! D’altra parte, complessità e malattia non scusano né giustificano tutto, così come non inscrivono tutti i comportamenti nello spazio dell’involontario. Ma – lo ripeto – peccato e responsabilità non si applicano a tutta la nostra esistenza. Occorre dunque fare discernimento e riconoscere ciò che deriva da un registro e ciò che deriva dall’altro, perché ignorare l’uno o l’altro è irrispettoso della dignità umana. La verità è che tutti pensano che il cuore complicato e malato sia quello degli altri, non il proprio. Qui occorre dire una parola sulla vita comune, nella quale facilmente avviene la confusione tra i due registri. Un tempo si diceva che una persona era caratteriale; oggi invece si applicano facilmente etichette che dovrebbero derivare da una diagnosi medica, mentre non dovrebbero essere utilizzate da chi non è medico: con quale diritto ci si arroga la pretesa di fornire una tale diagnosi? C’è un abuso del vocabolario psichiatrico, soprattutto in comunità: nel registro somatico (“Quello ha un cancro, si è perduto…”) e in quello psicologico, sul quale invece si è presuntuosi. Questa è una grave perturbazione della parola in comunità! In realtà secondo Geremia “ogni cuore umano è complicato e malato”, dunque il cuore di ciascuno: complessità e malattia nelle quali si innesta il peccato, che è responsabilità personale e volontaria. Ma il giudizio spetta solo al Signore, perché lui solo conosce il cuore: Chi può conoscerlo? Io, il Signore, che penetro il cuore e scruto i reni, per dare a ciascuno secondo i suoi atti e secondo i frutti che porta (Ger 17,9-10). Ora, malgrado il cuore complicato e malato, possono esserci dei frutti! Non tutto è male, una persona non è completamente negativa… L’arte della vita spirituale consiste anche nel fare della debolezza una forza (cf. 2Cor 12,9), nel registro somatico come in quello psichico. Chi è ferito è più vulnerabile. Chi non è ferito non è vulnerabile. Chi non manca di nulla, non apporta nulla. La carità di Dio non sa posarsi su chi non ha piaghe. Gesù è venuto per i malati, non per i sani (cf. Mc 2,17 e par.). I giusti sono refrattari alla grazia.
In ogni caso, in comunità si faccia attenzione a giudicare l’altro: nessuno è completamente malato e per tutti è possibile la realizzazione. Nessuno sguardo paralizzante che impedisca all’altro di vedere ciò che come frutto di bene abita il suo cuore. Nonostante complicazione e malattia ci possono essere frutti; malgrado angoscia e fragilità a volte c’è la fedeltà, la perseveranza fino alla vecchiaia. Ci accorgiamo di questo valore della perseveranza? Alcuni, più sani e meno complicati, se ne sono andati rompendo l’alleanza e ci hanno abbandonati. Altri, invece, malgrado dubbi e stanchezze spirituali, sono presenti alla preghiera comune. Malgrado difficoltà nel comunicare e confusioni nel parlare, sono attenti a qualcuno in comunità e a volte capaci di segni di affetto. Malgrado le loro crisi nervose, i loro abissi di angoscia, le loro liti con i fratelli e le sorelle, sono ancora là. Attenzione dunque nella vita fraterna. Noi sappiamo vedere l’altro in verità solo quando se n’è andato, e allora misuriamo il vuoto lasciato e come era utile. Lasciamo a Dio di giudicare, e noi sopportiamoci a vicenda (cf. Ef 4,2; Col 3,3): ce n’è d’avanzo!

Solidarietà a piene mani

Abbiamo ancora negli occhi e nel cuore la bellissima giornata condivisa lo scorso 24 gennaio.

Condividiamo un breve scritto per narrare a tutti la grande generosità che ha attraversato l’intera unità pastorale (e oltre) a favore di quelle persone che si trovano nell’indigenza, nella drammatica tratta migratoria lungo la rotta balcanica, al freddo e in condizioni precarie anche a causa del Coronavirus.

Clicca qui per accedere all'articolo

NUOVO ORARIO SANTE MESSE UNITÀ PASTORALE E VICARIATO URBANO

Alle porte principali delle due chiese continua ad essere esposto l’orario delle Sante Messe feriali e festive dell’unità pastorale.
Pubblichiamo in questo articolo lo stesso prospetto delle celebrazioni in vigore da domenica 13 settembre 2020 fino a nuove disposizioni.
Continuiamo a vivere questo tempo con prudenza e attenzione al bene altrui e nostro, beneficiando anche di questa situazione d’emergenza per crescere, ancor più, nella dimensione di unità pastorale e approfittando delle celebrazioni di entrambe le comunità, a seconda dell’orario più consono per parteciparvi.

Inoltre, per facilitare ancor di più la partecipazione all’Eucarestia, pubblichiamo nel link sottostante gli orari delle altre Sante Messe prefestive e festive di tutto il Vicariato Urbano.

Un buon proseguo del cammino a tutti.

 

Clicca qui per scaricare il nuovo orario delle SS. Messe dell’Unità Pastorale

Clicca qui per scaricare l’orario delle Sante Messe prefestive e festive del Vicariato Urbano

 

ORARIO SANTE MESSE
(in vigore da domenica 13 settembre 2020 fino a nuove disposizioni)

SS. MESSE PREFESTIVE E FESTIVE

    Madonna della Pace     San Pio X  
SABATO
 (e vigilia della feste) 
17:00 18:30
DOMENICA
(e festivi)
9:00
11:00
10:00
18:30

 

SS. MESSE FERIALI

    Madonna della Pace
(Cappella feriale
della Chiesa)  
  San Pio X
(Salone del Centro
Parrocchiale)  
LUNEDI'   18:30
MARTEDI' 19:00 18:30
  MERCOLEDI'     18:30
GIOVEDI' 19:00 18:30
VENERDI'   18:30

 

 

Ricordiamo ai fedeli che le S. Messe feriali a Madonna della Pace e San Pio X si celebreranno, anziché in chiesa,
nei seguenti luoghi, debitamente sanificati attuando le norme sanitarie vigenti.

Madonna della Pace: cappella feriale della chiesa
martedì e giovedì alle ore 19.00 

San Pio X: Salone del Centro parrocchiale San Pio X
dal lunedì al venerdì ore 18.30

 

I preti dell’unità pastorale

 

Fratelli tutti

Enciclica di Papa Francesco sulla fraternità e l’amicizia

Un manifesto per i nostri tempi. La nuova lettera enciclica di papa Francesco che si rivolge «a tutti i fratelli e le sorelle», «a tutte le persone di buona volontà, al di là delle loro convinzioni religiose» è «uno spazio di riflessione sulla fraternità universale».
Per superare «le ombre di un mondo chiuso» e conflittuale e «rendere possibile lo sviluppo di una comunità mondiale che viva l’amicizia sociale». Per la crescita di società eque e senza frontiere. Perché l’economia e la politica siano poste «al servizio del vero bene comune e non siano ostacolo al cammino verso un mondo diverso». Perché quanto stiamo attraversando con la pandemia «non sia l’ennesimo grave evento storico da cui non siamo stati capaci di imparare». Perché le religioni possono offrire «un prezioso apporto per la costruzione della fraternità e per la difesa della giustizia nella società».
La genesi della lettera tuttavia è stata accelerata da un’emergenza: l’irruzione inattesa della pandemia del Covid-19, «che – come scrive Francesco – ha messo in luce le nostre false sicurezze, e al di là delle varie risposte che hanno dato i diversi Paesi, è apparsa evidente l’incapacità di agire insieme». Perché «malgrado si sia iper-connessi – spiega ancora il Papa – si è verificata una frammentazione che ha reso più difficile risolvere i problemi che ci toccano tutti».
Il Papa afferma inoltre che se ancora una volta si è sentito motivato specialmente da san Francesco d’Assisi, anche altri fratelli non cattolici sono stati ispiratori: Martin Luther King, Desmond Tutu, il Mahatma Gandhi. In particolare cita però il beato Charles de Foucauld. E prendendo a prestito la sue parole così chiosa la sua conclusione agli otto capitoli e 287 punti di Fratelli tutti: « “Pregate Iddio affinché io sia davvero il fratello di tutte le anime di questo paese”. Voleva essere, in definitiva, “il fratello universale”. Ma solo identificandosi con gli ultimi arrivò ad essere fratello di tutti. Che Dio ispiri questo ideale in ognuno di noi. Amen».

Il testo della Preghiera di affidamento alla Madonna di Monte Berico e l'omelia pronunciata dal Vescovo Beniamino

Ecco di seguito il testo della preghiera scritta e pronunciata dal Vescovo Beniamino per affidare alla protezione della Madonna di Monte Berico la Diocesi di Vicenza e tutta l'umanità sofferente durante la veglia di preghiera del 24 marzo 2020, vigilia della festa solenne dell'Annunciazione.
Il testo è disponibile per la stampa insieme all'immagine della Madonna di Monte Berico e può essere utilizzato per la preghiera personale.
 
Atto di affidamento nell'emergenza sanitaria del contagio da COVID-19
 
Immagine della Madonna 
  
Link video Youtube Atto di Affidamento alla Madonna di Monte Berico - 24 marzo 2020
 
 
Omelia del Vescovo
Carissimi,

con il Vespro di questa sera, siamo entrati nella Solennità dell’Annunciazione del Signore, una festa molto sentita e molto partecipata dai fedeli della nostra Diocesi e del nostro territorio.  Quest’anno celebreremo in un modo del tutto nuovo, diverso dagli anni passati. Sarà una festa nelle famiglie e delle famiglie, piccole chiese domestiche, celebreremo in una profonda e intensa comunione spirituale, lontani dalle nostre chiese e dalle nostre comunità. Tutto si è fermato: le attività, l’economia, la vita politica, le scuole, i viaggi, le celebrazioni dei sacramenti, stiamo vivendo una Quaresima universale. 
Ma fermarsi può voler dire, aver maggior tempo per riflettere, per dialogare, per pregare, per ritrovare il senso della nostra vita. Il salmo (45,11) recita così: “Fermatevi! Sappiate che io sono Dio, eccelso tra le genti, eccelso sulla terra”. Fermiamoci ora, a contemplare insieme con gli occhi e con il cuore questa scena che ci è stata narrata nel Vangelo secondo Giovanni, ricolma di dolore e allo stesso tempo carica di grazia per la Chiesa e per il mondo. Il discepolo amato da Gesù è affidato a Maria come figlio e Maria è affidata al discepolo come madre: ambedue sono consegnati reciprocamente l’uno all’altro.  Chiediamoci perché la madre e il discepolo amato stanno presso la croce di Gesù? Perché quando non c’è più nulla da fare, resta solo l’amore, l’unica forza capace di varcare la soglia ultima della solitudine e della morte, perché l’amore è più forte della morte e chi ama è passato dalla morte alla vita. Con l’affidamento del figlio alla madre e della madre al figlio, tutto è stato compiuto.
Questa narrazione segna il passaggio dall’ora di Gesù all’ora della comunità dei discepoli di Gesù, la Chiesa. “E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé” (Gv 19,17b). Ai piedi della croce si è realizzato il perenne miracolo di amore fra i discepoli e la Vergine Maria, come supremo testamento di Gesù. A Maria, costituita Madre dei credenti tutti gli uomini e le donne ricorreranno sempre a Lei, come a sicuro rifugio.
Anche noi tra poco affideremo alla Madonna di Monte Berico tutti gli abitanti del nostro territorio, del nostro paese e dell’intera famiglia umana. Vogliamo porre sotto il suo manto tutte le persone che i nostri più piccoli hanno disegnato con le mani e con il cuore, in questi giorni di dolore e di speranza.  E in questo giorno, 24 marzo, anniversario dell’uccisione di san Oscar Romero, arcivescovo di San Salvador, vogliamo ricordare tutti i missionari che sono morti martiri, coraggiosi testimoni del Vangelo di Cristo nel mondo. E rivolgiamo la nostra preghiera alla Madonna di Monte Berico anche per i nostri missionari “fidei donum” in Africa, in Asia e in America Latina, e per i tanti vicentini sparsi nel mondo, che si sentono in comunione spirituale con tutti noi, in questo momento. Tenendo fissa negli occhi e nel cuore la scena di Maria e del discepolo sotto la croce di Gesù, e contemplando l’immagine della Madonna di Monte Berico, riuniti in famiglia, nelle case di riposo e di accoglienza, negli ospedali, nei conventi, nei monasteri, nelle comunità, nelle sedi istituzionali, dopo la recita di un mistero del rosario e il canto delle litanie, pronuncerò a nome di tutti e tutte voi l’atto di affidamento alla Madonna di Monte Berico.

 + BENIAMINO, Vescovo

Famiglia, eredità per il futuro, vero spazio di libertà, vero centro di umanità

«Nonostante le molte difficoltà che affliggono oggi le nostre famiglie, non dimentichiamoci, per favore, di questo: le famiglie non sono un problema, sono prima di tutto un’opportunità. Un’opportunità che dobbiamo curare, proteggere e accompagnare. È un modo di dire che sono una benedizione. […] Si discute molto oggi sul futuro, su quale mondo vogliamo lascare ai nostri figli, quale società vogliamo per loro. Credo che una delle possibili risposte si trova guardando voi, ognuno di voi: vogliamo lasciare un mondo di famiglie. È la migliore eredità: lasciamo un mondo di famiglie. Certamente non esiste la famiglia perfetta, non esistono sposi perfetti, genitori perfetti né figli perfetti, e, se non si offende, io direi suocera perfetta. Non esistono. Ma questo non impedisce che siano la risposta per il domani. Dio ci stimola all’amore e l’amore sempre si impegna con le persone che ama. Per questo, abbiamo cura delle nostre famiglie, vere scuole del domani. Abbiamo cura delle nostre famiglie, veri spazi di libertà. Abbiamo cura delle nostre famiglie, veri centri di umanità».

(Papa Francesco, testo tratto dal Viaggio apostolico a Cuba, 22 settembre 2015)

Insegnami ad ascoltare

pregare1

Insegnami ad ascoltare, o mio Dio,
chi sta accanto a me,
la mia famiglia, i miei amici, i miei colleghi.
Aiutami a capire che, per quante parole io possa udire,
il messaggio è: "Accoglimi come persona. Ascolta me".
Insegnami ad ascoltare, o Dio premuroso,
i lontani, il bisbiglio dei senza speranza,
il lamento dei dimenticati,
il grido degli angosciati..
Aiutami ad avere meno paura,
a fidarmi della voce interiore,
che risuona nel mio intimo.
Insegnami ad ascoltare, Santo Spirito,
la tua voce, nell'attività e nella noia,
nella sicurezza e nel dubbio,
nel rumore e nel silenzio.

Ruth Mc Lean

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San Pio X - Via Giuriato 1 - 36100 Vicenza - Madonna della Pace - Strada dei Pizzolati 2 - 36100 Vicenza

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