Assemblea Generale della Conferenza Episcopale Italiana
Introduzione, card Matteo Zuppi

Desidero iniziare questo momento di condivisione da una delle preoccupazioni che Papa Francesco ci ha sempre rappresentato in questi anni, recentemente fino alla commozione: la pace, oggi specialmente in Ucraina con “un popolo martoriato” ( cfr Regina Caeli, domenica 21 maggio 2023). Gli siamo grati per la sua profezia, così rara oggi, quando parlare di pace sembra evitare di schierarsi o non riconoscere le responsabilità. La guerra è una pandemia. Ci coinvolge tutti. Nel recente viaggio in Ungheria, si è interrogato: “Dove sono gli sforzi creativi di pace?”. Lasciamoci inquietare da questa domanda, perché non rimanga solo la logica spietata del conflitto. Papa Francesco constata il deterioramento delle relazioni internazionali: “Pare di assistere al triste tramonto del sogno corale di pace – ha detto in Ungheria – mentre si fanno spazio i solisti della guerra. In generale, sembra essersi disgregato negli animi l’entusiasmo di edificare una comunità delle nazioni pacifica e stabile, mentre si marcano le zone, si segnano le differenze, tornano a ruggire i nazionalismi… A livello internazionale pare persino che la politica abbia come effetto quello di infiammare gli animi anziché di risolvere i problemi, dimentica della maturità raggiunta dopo gli orrori della guerra e regredita a una sorta di infantilismo bellico. Ma la pace non verrà mai dal perseguimento dei propri interessi strategici, bensì da politiche capaci di guardare all’insieme, allo sviluppo di tutti…” ( Incontro con le Autorità, con la Società civile e con il Corpo diplomatico, Budapest, 28 aprile 2023).È un’analisi che ci interroga. Per noi la pace non è solo un auspicio, ma è la realtà stessa della Chiesa, che germina – come il segno di pace – dall’Eucaristia e dal Vangelo.. Preghino tutte le nostre comunità intensamente per la pace! L’impegno di intercessione cambia la storia, come diceva Giorgio La Pira.
C’è una cultura di pace tra la gente da generare e fortificare.
Non possiamo nascondere che il clientelismo se non persino la corruzione o il solo cattivo funzionamento nella amministrazione pubblica costituiscono una piaga, che impedisce di fatto alla comunità civile di vivere in pace.
Le mafie non sono scomparse oggi, anzi si sono estese nel Centro-Nord, dove prosperano largamente anche con metodi e volti in parte mutati. Dal 1991, la CEI, con la Nota pastorale  Educare alla legalità, afferma che “il cristiano non può accontentarsi di enunciare l’ideale e affermare i principi generali. Deve entrare nella storia e affrontala nella sua complessità”. C’è bisogno di una coscienza più ampia del pericolo. Dove il tessuto sociale è slabbrato, lo Stato lontano, la gente sola, disperata, povera, la scuola indebolita, c’è terreno di crescita per le mafie. La Chiesa, comunità viva e generosa, resiste alla forza disgregativa. Non siamo il resto del passato, ma – con i nostri limiti – operiamo per la liberazione dal male e siamo nel cuore dello slancio dell’Italia verso il futuro.

  Siamo prossimi alla Pentecoste e invochiamo lo Spirito Santo, perché ci doni un grande entusiasmo comunicativo: lo doni al popolo di Dio, perché tutti parlino in modo ispirato, annunciando la fede e il senso di una vita piena, vissuta non per sé stessi.