Cristo si rivolge agli apostoli augurando: “Vi lascio la pace, vi do la mia pace”. Il Signore ci conceda “unità e pace secondo la sua volontà” e doni “la pace ai nostri giorni” e a tutti coloro che soffrono guerra e distruzione. Ogni volta che Gesù appare agli apostoli, augura loro la pace, sapendo quanto la desiderassero… e affidandogli il potere di rimettere i peccati, Cristo porta la pace nell’anima inquieta. L’anima ha nostalgia di Dio. La pace con Dio è il fondamento della pace tra gli uomini. Liberato dalla schiavitù del peccato, l’uomo è libero e in pace, ha l’anima in festa, in pace. La pace è il grande dono pasquale. È partendo dalla pace, appoggiandosi ad essa, che si può stabilire la pace esteriore: in famiglia, fra vicini, in seno alla Chiesa, tra i popoli. Dio chiama tutti gli uomini ad unirsi al suo popolo unico. Il suo desiderio, che è di riunire tutti gli uomini in seno ad un’unica comunità per salvarli, è già espresso nell’Antico Testamento. Gli Ebrei capirono di essere un popolo unico nella lontana notte di Pasqua in cui Dio li separò dagli Egiziani ed indicò loro la Terra promessa. La Pasqua viene per ricordare questo avvenimento alle generazioni successive: in questo giorno ogni ebreo ha il sentimento di essere di nuovo condotto fuori dall’Egitto per essere salvato. Allo stesso modo, il nuovo popolo di Dio è nato il giorno di Pasqua, quando la concordia eterna fu rinnovata e suggellata dal sangue del Figlio di Dio. Questo popolo creato da Cristo è precisamente la Chiesa.